Testi critici (estratti)

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Testi critici (estratti)

Testi critici (estratti)

“… Una cosa però credo sia importante sottolineare. Le opere di Marco sono come gocce di memoria che si posano sulla tela in modo completamente istintivo, atemporale, non casuale certo, ma nemmeno ragionato. Scaturiscono naturalmente dal suo inconscio. Tuttavia dobbiamo astenerci da letture troppo psicoanalitiche o didascaliche tipo “ma quel colore così intenso sarà segnale di un episodio violento?” o altre cose del genere … Tutto questo per dire che dobbiamo approcciarci alle opere di Marco con la stessa “leggerezza” (che non significa superficialità, come direbbe Calvino) con la quale lui le realizza. La dimensione del “gioco” è fondamentale e imprescindibile per capire Marco e la sua arte. Marco gioca con la sua memorie, il suo inconscio, con la pittura, con le tecniche. Un gioco che trova il suo punto massimo quando Marco da i titoli alle sue opere. Una frase, come abbiamo visto, breve, secca, spesso dissacrante, che ribalta, smonta, offre un punto di vista inedito, ma soprattutto tende a impedire quelle letture troppo complesse di cui parlavamo prima. A sdrammatizzare il tutto. Questo penso sia la cifra distintiva più interessante di Marco. La sua capacità di raccontarsi con la spensieratezza di un bambino. “

M.Cappelletti, nel 2019

“Marco Lupi sa esattamente cosa sia il fuoco sacro dell’arte. Lo riconosce, lo asseconda e ne è praticamente travolto. Lui detesta la tecnologia e ama condurre una vita semplice, basata su rapporti umani autentici.  Si lascia guidare dall’istinto e ha diverse buone ragioni per vivere in Ticino e per ricordare l’infanzia perduta. “Quando dipingo – confessa l’artista – posso concentrarmi per ore sulla tela da ultimare senza pensare ad altro.  In genere per realizzare un’opera di grandi dimensioni  lavoro delle 9 del mattino alle 5 del pomeriggio e non mi passa nemmeno per la testa l’idea di fermarmi per qualche motivo. Non avverto la fatica e sto tranquillamente a digiuno per ore”.  La sua pittura sembra un atto liberatorio e l’atelier, vicino alla stazione ferroviaria di Chiasso, ha tutta l’aria di un buen retiro in cui rifugiarsi dai ritmi frenetici che il mondo di oggi impone…”

S.Briccola, nel 2018

“… Una propensione verso il contatto umano, la convivialità e, soprattutto, la sfera memoriale, che si pongono al centro dell’opera di Marco Lupi: un pittore “spontaneo e sensibile” – come lui stesso si definisce – che riversa sulla tela in maniera istintiva tensioni emotive viscerali, ricordi, immagini, sapori e odori legati al microcosmo emotivo della sua infanzia. I suoi dipinti diventano quindi un gigantesco diario, un autoritratto emotivo volto a fissare nel tempo e nello spazio quelle emozioni che, consciamente o inconsciamente, lo hanno segnato… Un processo che ricorda quello della scrittura automatica, in cui il pennello dell’artista, mosso dal suo alter ego bambino, “agisce” sulla tela con pennellate nere che gradualmente (“autonomamente quasi ci fosse qualcuno a trasportarle”) vengono “intensificate, messe a fuoco, fino a diventare figure umane – le protagoniste assolute della serie di “micro-narrazioni” che solo a posteriori, una volta terminato il dipinto, vengono interpretate dall’artista e, tramite titoli tanto criptici per lo spettatore quanto evocativi per l’autore, sono collocate entro una personalissima cronologia emotiva…”

V.Fontana, nel 2018

“…Questa visione leggera – tutt’altro che superficiale – va applicata anche alla nuova fase pittorica che Lupi ha sviluppato nell’ultimo periodo e che questa mostra porta al pubblico per la prima volta, a distanza di tre anni dall’ultima esposizione.Il colore dominante e acceso, caratteristica principale delle opere degli anni passati, ha lasciato lo spazio a un nero prevalente. Si tratta di uno stacco netto a livello visivo, ma non c’è in questa scelta altro se non un’evoluzione tecnica nata, come molte delle decisioni stilistiche di Lupi, da una contingenza casuale e momentanea… 
…Nel nero l’opera di Lupi trova nuova intensità, una forza quasi primordiale: i colori non scompaiono, ma si condensano e fondono in una sola tinta per guadagnare in evidenza e forza narrativa. I ricordi che Lupi condivide con lo spettatore, quindi, non ne escono sbiaditi ma al contrario, più a fuoco, più forti, più diretti.
Dalle opere emergono, con una carica espressiva a tratti violenta, volti di donne e uomini, mai banali: l’attenzione alla figura umana che da sempre ha caratterizzato l’opera di Marco Lupi approda a una maturità nuova, capace di trasmettere emozioni ancora più dense. Accanto ai volti tornano, nei dipinti in mostra, anche tutti gli altri temi cari all’artista: la casa (“Un rifugio importante”, riassumendo con uno dei suoi titoli), la famiglia, gli affetti, il microcosmo emotivo della vita quotidiana, gli odori e le visioni di un’infanzia felice… “

M.Cappelletti, nel 2017

“…Nei racconti più recenti dell’artista protagonista assolute sono la pittura e una paletta cromatica accesa, brillanta, decisa, evidenziata a volte da contorni di nero che scandiscono le scene narrative o impreziosita da dettagli materici: tessuti, squarci di cartoline che affiorano sulla superficie e suggeriscono nuovi racconti … Una stratificazione che complica il gioco visivo e quello narrativo, intrecciando piano sincronico e diacronico, sia nelle tele di grande formato sia in quelle piccole. Elementi a cui si aggiungono i titoli: evocativi, ironici, quasi mai didascalici (Un attimo prima della paura, Delicatamente si appoggiava a me…) …Nei lavori di Lupi qualcuno potrebbe ritrovare echi di Chagall e di Basquiat: di certo la sua pittura sembra rivendicare un posto in quel filone “umanista”, che ricorda l’ostinata adesione alle umane vicende di un’altra artista del Mendrisiotto, Anita Spinelli, come lei capace di affidarsi  a tratti volutamente infantili….” 

E.Burgazzoli, nel 2012

“…Utilizzare per l’arte di Marco Lupi la parola “surreale” è grammaticalmente adeguato: surreale significa “che supera la dimensione del reale” “che è capace di evocare immagini fantastiche”: il dato oggettivo è presente, ma è un punto di partenza, sia per l’artista che per noi osservatori. Il traguardo, quello cui ognuno di noi arriva è il mistero dell’evocazione, è misurabile con il bagaglio esistenziale di ciascuno, con la portata spirituale e poetica che ognuno elabora secondo paradigmi misteriosi … Parlare di dato onirico, di figurazioni sognanti è vero solo in parte: sognante è l’atmosfera sospesa proprio perché come in un sogno le varie parti della rappresentazione vengono accostate senza soluzione temporale, i personaggi fatti interagire nonostante provenienza e contesti differenti … La composizione sembra così adeguarsi di volta in volta all’input primario, all’idea narrativa, scegliendo come comprimari sul palcoscenico colori dai toni estremamente accesi e brillanti, spesso contrastanti tra opachi e lucidi, una rete di sfumature ogni volta diversificata. Bianco e nero sono presenti come ombre rassicuranti a tutela dei lampi cromatici minori….”

B.Paltenghi Malacrida, nel 2012

“…Il percorso che Lupi fa con la sua pittura, utilizzando un linguaggio volutamente infantile e in apparenza di facile comprensione, si sostanzia nella sua personale indagine dentro la vita (Passeggeri della vita si intitolava un grande lavoro del 2003), un’indagine che lo porta a “isolare” nel bene e nel male atteggiamenti, luoghi e persone attorno a cui riflettere. E il pensiero si fa materia e segno, colore e assenza di colore: l’acrilico può distendersi in una pennellata lenta e diffusa o raggrumarsi, come avviene spesso, nella commistione con le sabbie od altre sostanze; il senso della vita può diventare allegro e andante o cupo e basso, modulando così i colori e gli accostamenti di essi … Nelle opere più recenti appare quanto mai evocativa la articolazione quasi teatrale delle scene: i riquadri tipici del fotogramma o del fumetto sono pressoché scomparsi i e hanno lasciato il posto a delle quinte di colore che scandiscono diverse  profondità entro le quali trova corretta inquadratura, in un dinamismo mentale efficace, al di là della staticità della pittura, quella commistione di realtà, pensiero e memoria che costituisce il patrimonio fondante della pittura di Lupi….”

L.Cavadini, nel 2011

“…lo sguardo corre da destra a sinistra, dall’alto in basso, in un immaginario reticolo sul quale il pittore fissa le immagini. Apparizioni magiche e strane, brani di cielo solo accennato, interni claustrofobici, fondali di teatrini: tronchi di corpi, volti senza espressioni, ma anche visi che si ripetono uguali, deturpati dalla presenza di un unico occhio. La bidimensionalità esasperata accentua l’effetto di cronaca: qui ed ora sta per accadere qualcosa, è il momento in cui il ricordo riaffiora sulla tela. I riferimenti sono chiari (dalle conquiste impaginative e coloristiche delle avanguardie alla narrazione lenta e poetica di Chagall), ma hanno la funzione di basso continuo, anche perché l’unica arte a cui Marco Lupi guarda con interesse è quella infantile. Sintesi e semplicità: questa è la strada per raggiungere la vera scoperta … Appoggiandosi al ricordo Marco Lupi ricerca il senso della vita: quello che vediamo è dunque più assenza che presenza, ma un’assenza fissata sulla tela e pronta per essere consegnata al futuro. Perché è questo l’obiettivo ultimo: uno sguardo verso ciò che sta davanti, verso il mistero della vita, misura ultima di tutte le cose.”

S.Ostinelli, nel 2009

“…Questo marcare la scena con una presenza umana incombente non appare però mai come una imposizione, ma piuttosto come un tentativo di rimettere l’uomo al centro delle cose superando l’invadenza del mondo che lo circonda. Fuori dagli ingranaggi della società del consumo che tutto tende a stritolare, l’uomo si erge nella sua individualità. E in questa scelta c’è l’evidenza di certi valori, la prevalenza dell’uomo sulla casa, sulle cose, addirittura sulle situazioni della vita e sul tempo … Marco Lupi sviluppa tutte queste considerazioni con una tecnica mista, in cui la pittura vera e propria si contamina (in senso sicuramente positivo) con il collage che apporta altri materiali che si integrano in modo chiaro e non invasivo nell’insieme. In questa logica i riferimenti alti cui possiamo guardare sono, a mio parere, Kurt Schwitters (con riferimento alle avanguardie) o, più vicino nel tempo, Robert Rauschenberg. In modi diversi, certo, ma Lupi ha nella mente quelle ed altre esperienze e le sa rievocare e riprendere in piena autonomia e con assoluta originalità.”

L.Cavadini, nel 2008

“…Dire che Lupi ha scelto questo tema, è soltanto un’affermazione indicativa per cominciare. Non ha scelto niente, perché la parola “scegliere” contiene l’idea di una decisione dettata dal libero arbitrio, qualcosa che in fondo poteva anche non essere; e invece le cose non sono andate così, perché egli ha accettato quel che la vita gli ha proposto, ciò a cui si trovava davanti. Nel dipingere non ha presunto di decidere o eleggere in modo artificioso un tema o un orientamento piuttosto che un altro: osserva ciò che porta dentro di sé. I suoi soggetti, personaggi, ambienti, sono proprio quelli che lui non ha mai dovuto sforzarsi a chiamare. C’erano già. In un certo senso erano loro che bussavano per farsi aprire, e uscire allo scoperto. C’erano già, ma dove? Dove stavano nascosti? Nella memoria. Nella complicazione indiscernibile dei ricordi, alcuni perfettamente lucidi e consci, altri inconsci, altri sospesi nel limbo e nell’indeterminazione tra conscio e inconscio…È piuttosto inatteso, per non dire fuori dell’ordinario, che nella realizzazione finale pittorica tutto questo rimescolio immaginoso trovi un assetto grafico-compositivo assai chiaro, sistemato su tracciati verticali-orizzontali, che producono una sintassi compositiva ordinata, una struttura soggiacente organizzata…”

G.Curonici, nel 2003

“ … Marco Lupi, peintre de Balerna (TI) est familier aux Neuchâtelois: il passait ses vacances d’enfant au Locle. Sa toute première exposition, juste au sortir de l’école d’art, c’est là qu’il l’a faite. Quand, après un long temps de secret – échaudé d’avoir à faire l’artiste il avait préféré un emploi plus modeste, – il a pris la mesure de la force de résistance de l’art face à un monde de mensonges et d’ignominie, il a recommencé à exposer, le pays neuchâtelois l’a volontiers accueilli … Marco Lupi prend des risques, monte des couches, plisse des voiles, qui disent sous les tendresses et les désirs domestiques des mouvements plus imposants, al terre, le dessous du vent: pas de paysage mais des horizons et de la profondeur. C’est une peinture au format modeste rempli d’humain du pauvre diable piégé au crucifié poignant, qui dit une histoire importante pour celui qui regarde: la sienne en humble éclair…”

C.Givord, nel 2003

“…E’ soprattutto il clima di silenzio confidente, mentale prima ancora che visivo, a imporre le condizioni di lettura delle opere di Marco Lupi. Da più d’un quindicennio ormai il giovane artista ticinese va svolgendo, con ostinazione dolce ma precisa, una sorta di sottile “a parte” nei territori della pittura: coagulato in un immaginario domestico e di stupefazioni fragranti, svolto in un fare che si vorrebbe, sulla scorta delle esperienze dell’avanguardia, definire microemotivo, e soprattutto intonato su uno scrutinio nitido della tensione affettiva, affinato da retoriche e retrogusti morbosi … Qui, su questi muri e cieli e schermi, mai straniati, mai slontanati in scrutinio cautelato dell’intelletto, aggallano e si depositano le fantasticherie proliferanti di Lupi e dei suoi personaggi. E sono gafemi di disegno oppure graffiti sottili, bave di figura rilevate nel colore oppure inserti appena discontinui alla tensione aspra della superficie…Sono fantasmi, proiezioni desideranti, a innescare un gioco muto di specchiamenti, di figure del doppio. L’altro della figura, l’erotismo soffuso del maschile e femminile, lo schema dello stare e quello del transito… aromi, più che iconografie, pulsazioni sensuali, più che pensieri, sono le immagini di Lupi.” 

F.Gualdoni, nel 2002

“…Il Leitmotiv poetico-ludico di Lupi rifiuta una precisa catalogazione, ma s’intravede una certa simpatia o parentela con maestri difformi come Juan Gris, Max Ernst e finanche qualche riflesso del romanticismo surreale di Odilon Redon … A dire il vero, mi fanno una volta di più sorridere le polemiche sui generi di pittura e chi li genera nell’artista. Un’opera, se è tale, non ha che le norme sue. La Natura, la Forma, la Verità, quante fandonie. Basta alludervi, come fa Marco Lupi. Che poi l’artista somigli all’uomo che lo contiene o che ne costituisca l’antitesi, questo è un altro discorso. Davanti ai quadri di questo pittore viene da pensare che, immaginandosi e dipingendosi, egli si selezioni e si scelga attraverso immagini e ricordi, dando loro, per imparziale che si sforzi di essere, un’armonia, un’essenzialità, una chiarezza che essi non avevano. Gusto e invenzione se ne vanno alla fine sottobraccio e il risultato è sovente incanto e divertimento.” 

E. Costantini, nel 2001

“… Questo artista partecipa di una duplice esistenza: quella di figura sociale appartente al mondo del lavoro e quella, dal contorno indefinibile, di navigatore di immagini richiamate dal sogno e dalla memoria. Non c’é niente di più problematico da tenere insieme armonicamente che il reale e l’immaginario, ma Lupi ci riesce. E come ? In primo luogo distinguendo i valori dai non valori. Il resto é una naturale conseguenza del suo filtro creativo, della sua sensibilità emotiva, di una sua scelta estetica…”

V.Conti, nel 2000

In Marco Lupi, e qui sta il sottile fascino che i suoi dipinti ci trasmettono, resta fondamentale e di limpida lettura nella sua evidenza, l’inseparabile unità fra l’autore, l’ambiente in cui vive e l’opera che svolge… In essa con apparenza sempre più leggera, talora quasi impalpabile, affiorano, letteralmente affiorano,  I ricordi e le sensazioni che si sono sedimentati nell’animo o come li chiama lui gli odori di un ricordo…Siamo ormai nella fase della consapevolezza di un artista che ha la saggezza di calarsi esclusivamente nelle vibrazioni di un mondo raccolto che ben conosce in ogni recondita piega …Da questa fonte d’ispirazione inesauribile, Marco Lupi sta traendo l’affresco splendido di una vita semplice.” 

P.Blendinger, nel 2000

“…Una narrazione per appunti, potremmo dire, che rende attuale ogni cosa, annullando uno dei vincoli più stretti dell’esistenza del mondo, il tempo … Per Lupi, infatti, non esiste più il passato, tutto é presente. Tutte le situazioni rientrano così in una visione metafisica, che acquisisce il contenuto profondo della memoria, lo decontestualizza e lo dispone su una immaginaria scacchiera, pedina essenziale ( ciascuna a modo suo ) per un gioco che non concede rivincite … Diventa allora importante porsi davanti a uno qualsiasi dei suoi dipinti per ritrovare gli elementi cardine della sua “costruzione” mentale. E quasi subito ci si accorge della definizione di uno spazio abitabile, segnato dal taglio basso che definisce due piani ortogonali ( uno orizzontale e uno verticale – un pavimento e una parete ? ) entro cui tutto si va a situare.Parlare di piani, però, in questa situazione é sicuramente forzato: potremmo anche parlare di due diverse dimensioni, di due luoghi, di due pensieri che si toccano, di altro ancora. E il senso di questa ripartizione della superficie prende connotazioni quanto mai ampie e di diversa intelligibilità da parte del fruitore…”

L.Cavadini, nel 1997

I suoi dipinti sono intelligenti e intelleggibili pagine autobiografiche. Marco Lupi racconta se stesso tramite il segno, il colore. Il suo diario vaga nell’onirico, nella fiaba. Il suo é un  nascondersi e un riapparire, un travestirsi attraverso  panni dal taglio surreale. Le sue tecniche miste su tela hanno due chiavi di lettura. La prima verte sui contenuti, la seconda sulla capacità pittorica da non sottovalutare.Le radici di Lupi affondano nella cultura del surrealismo storico, attinente agli studi e alle scoperte della psicoanalisi. I lavori di Marco Lupi, come Una scala importante oppure Entrando nel blu, rappresentano, appunto, lo scandaglio del proprio poetico inconscio. “  

P.Levi, nel 1996

“…Ad uno sguardo superficiale la pittura di Marco Lupi potrebbe sembrare pervasa da una leggerezza infantile. Quel disegno semplice ma ficcante, che denuncia di un oggetto, di una figura umana solamente il particolare significante, vivo nel suo riferimento; capace di riassumere tutta una situazione in un gesto, in un occhio, in un richiamo, in un accenno cromatico, in un tono. Ma stiamo bene attenti a non incorrere in questo errore. Al di là di questa felice semplicità di racconto, ci sono esperienze vissute, piene…Nel mondo di Marco Lupi, in effetti, non esistono leggi naturali convenute. È un altro pianeta, il suo, dove cause ed effetti sembrano non collimare…”

V.Castiglioni, nel 1995

“…Marco Lupi peint de l’intérieur de la tête d’un petit garçon, et ça lui la coupe parfois, la tête, quand il voit une fille, ou ça la retourne à l’envers, ça lui fait onduler le cœur, ça lui ouvre la poitrine. Ca : quoi ? Tout ce qui se passe entre deux, et aussi entre le garçon et le bateau, entre le pull-over bleu et l’incendie, entre la montagne et les figures fragiles entre le cheval et le petit dompteur… La peinture de Marco Lupi est un art du jardin de mémoire, qui tient à l’intensité de cet entre-deux: incandescent ou givré, en dérive ou en saturation, sonate d’espaces au grain tanné de papier froissé ou encollé de brume…”

 C.Givord, nel 1995

“…Occorre guardare le sue rappresentazioni soffermandoci su ognuna.Solo cogliendo l’attimo per poterlo rivivere dentro di noi possiamo comprenderle… Le immagini di Lupi si ancorano a un’idea, qualcosa nella penombra di un ricordo, come un pensiero si fissa in un punto restando in bilico, disponibile ma precario….” 

C. Rigamonti, nel 1994

“…E così – con un cammino abbastanza veloce – Marco Lupi é arrivato al suo momento attuale, al suo momento vero,che lo caratterizza ormai dagli Anni Novanta. Un periodo molto prolifero; malgrado infatti non sia un artista a tempo pieno, Lupi riesce a dipingere costantemente… le figure sono solo delineate da flebili contorni, a volte addirittura sono al limite della tela, come se stessero uscendo dall’opera, che si fa simbolo della vita stessa… Un artista dunque estremamente sensibile e legato al suo mondo, che sa fare rivivere in atmosfere prevalentemente fantastiche, dove a ognuno viene lasciata la libertà di sognare….”

R.Cardani, nel 1994

“….Ora é interessante leggere Marco Lupi tra le espressioni compiute della pittura che si fa oggi qui in Ticino. Seguire il diagramma delle percezioni, prendere atto di un processo di interiorizzazione lì dove prevaleva il discorso di denuncia e rivendicazione … Scorrere lungo le suggestioni chagalliane di un dipingere povero ma ricco di autenticità. Ci si accorge che l’avventura artistica di Lupi si configura coma la metafora di un viaggio dalle emozioni alla contemplazione.Partito con un massimo d’intensità cromatica e bisogno d’ordine, approda a spazi dove fare avanzare gli attori di un teatro: le paure, i giochi, i simboli, le memorie, le separazioni e gli incontri…….” 

D.Ambrosioni, nel 1992

“…Il mio primo incontro con Marco Lupi risale al 1988, alla sua personale alla Galleria La Prella di Genestrerio.Il pittore Carlo Gulminelli , che allora mi aveva segnalato la mostra, mi aveva indirizzato ad un giovane che fin da questa sua prima esperienza espositiva dimostrava un inatteso talento. Ne ebbi la conferma posto di fronte all’opera che, ruotando quasi esclusivamente attorno al tema della figura umana, si imponeva per il segno veloce, a tratti gestuale – un segno, se vogliamo, di matrice tardo-espressionista – sorprendentemente sicuro per un pittore ai suoi esordi….”

P. Blendinger, nel 1991

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